La sua vita trascorre in modo lineare, senza scossoni, come quella di ogni ragazza di buona famiglia dell’epoca: il liceo, qualche innocente svago, passeggiate pomeridiane con l’amica Barbara, qualche ammiratore dal quale farsi corteggiare, mantenendo le dovute distanze, e, qualche anno dopo, il fidanzamento e conseguente matrimonio con Jonathan, coetaneo conosciuto tra i banchi di scuola.
Una vita vissuta, allo stesso modo, prima dalla nonna Eleonora e poi, successivamente, dalla madre Rosanna; ma non dalla giovane zia Laura, che di lei pare la sorella. Laura è l’elemento disarmonico della famiglia, in quanto anticonformista, inquieta, incapace di fermarsi e mettere radici; è colei che diventa madre senza avere un marito accanto e che, tuttavia, non viene biasimata dai genitori che, per le figlie, quella partita e quella rimasta, desiderano solo la felicità.
I personaggi maschili di questo romanzo (il nonno Martino, il papà Francesco ed il marito Jonathan), pur appartenendo a tre generazioni diverse, hanno in comune la medesima idea di se stessi, ossia di ciò che vogliono e devono essere. Uomini all’altezza del loro ruolo all’interno della famiglia, affidabili, fedeli e responsabili. Ma la strada verso l’auspicata rettitudine non è mai lineare; quindi, non appena s’incappa in un ostacolo che fa vacillare e induce all’errore, la soluzione è la stessa: una fuga temporanea per ritrovare la retta via.