Ettore e Pietro, padre e figlio, entrambi provati da un abbandono che non comprendono. Anna se ne è andata lasciandoli soli a vivere una vita dove l’assenza sarà sempre presente, in ogni azione, in ogni pensiero, in ogni scelta fatta o mancata.
Ettore forse aveva percepito l’allontanamento di sua moglie, ma tra l’immaginarlo e avere la casa vuota da un giorno all’altro il salto è stato troppo grande per assimilarlo senza contraccolpi e il tempo per adattarsi non è stato sufficiente, soprattutto visto la grande responsabilità che lei aveva deciso di lasciargli: il piccolo Pietro.
Cresce il bambino nel migliore dei modi, cerca di essere un padre giusto, affidabile, affettuoso anche se non sa bene come esprimere l’amore che sente. Non riuscendo a utilizzare le parole lo fa con i gesti, quelli che suo padre non ha mai fatto per lui e che gli sono mancati tanto nella sua infanzia. Un padre lontano il suo, troppo impegnato nel lavoro per accorgersi di quel bimbo che supplicava le sue carezze. Lui però non vuole essere così, non sarà un genitore assente: per quel bambino farà anche l’impossibile, nonostante non sappia nulla di come un bimbo si tiri su, nonostante quegli occhi nocciola esattamente uguali a quelli della madre…