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Ludwig Monti
Brunetto Salvarani
L’infinito viaggiare

 L’infinito viaggiare
 Ludwig Monti, Brunetto Salvarani
 spiritualità, religione
 EDB
 28 maggio 2020
 Cartaceo
 112

“Dove si può tentare di conoscere quello che, in mancanza di un termine migliore, continuiamo a chiamare Dio, se non in questo viaggio infinito nelle nostre profondità che ci spingono a uscire verso la vita?”

Ci sono viaggi che non lasciano alcun segno; si parte e si ritorna come si era prima, anzi più impoveriti e a volte svuotati. Trasformazione sì, ma in perdita. Altri viaggi, invece, sono motivo di un’arricchente trasformazione: è la nostra stessa vita che si modifica in modo inaspettato.

Abramo è chiamato a camminare, ad andare  verso una terra che non conosce, ma a partire da se stesso e camminando verso se  stesso, iniziando un percorso di scoperta interiore. Il cammino sarà costituito da itinerari geografici, scoperte, esperienze umane e spirituali, tra una terra promessa da accogliere e un figlio desiderato.

Ulisse, a differenza di Abramo che deve trovare il cammino camminando, ritorna alla sua Itaca viaggiando in mare, elemento impervio e pericoloso,  sperimenta una molteplicità di avvenimenti meravigliosi guidato dalla virtù e dalla conoscenza.

Alla fine, entrambi i cammini, si confrontano col sacro. Abramo lo coglie attraverso l’ascolto, l’ubbidienza, e la fede in Dio, che rimane nascosto ma  determinante per la sua vita. Ulisse, attraverso la ricerca tormentata della sua stessa umanità.

In L’Infinito viaggiare vengono messe a confronto due parti de La Bibbia e de L’Odissea, il viaggio di Abramo e quello di Ulisse: due stili di scrittura fondamentali, due archetipi basilari che hanno dato vita a tutti quelli successivi. 

Nella prima parte, di Ludwig Monti, ci si concentra particolarmente sullo studio del viaggio di Abramo. Un viaggio che nasce da un’assoluta prospettiva di fede, da una chiamata dall’alto a cui il protagonista obbedisce, che Abramo appunto segue per ottenere terre…. per ottenere progenie…. è un viaggio verso l’ignoto, nomade, un viaggio simbolico della fatica soprattutto nel fidarsi.  Ulisse invece è assoluto protagonista del suo viaggio, ha una meta e non influenza e non coinvolge nessuno.

Nella seconda parte di Salvarani godiamo di una prospettiva molto più ampia, meno spirituale e più lucida. Attraverso interessanti citazioni e punti di vista diversi, passando per Lucio Dalla e Francesco Guccini, citando Umberto Saba e Primo Levi.

“L’uomo è diventato civile, ha inventato se stesso e ha inventato la storia, ha imparato a vedersi e a capirsi quando ha imparato a raccontarsi, anche in maniera molto semplice, molto primitiva, con le rappresentazioni artistiche e pittoriche delle grotte” – Tabucchi

Comprendiamo attraverso l’analisi di questo libro che il confronto tra Ulisse ed Abramo resta senza punti in comune. Testo poetico quello omerico nell’Odissea, che narra di un lunghissimo e travagliato viaggio per migliaia di versi; testo in prosa quello della Bibbia, pagine di efficace sintesi di racconti antichi.

I protagonisti intraprendono un viaggio personale e profondo; l’uno per tornare a ciò che ha perso, l’altro inseguendo una prospettiva di cambiamento che porti con se frutti copiosi, ignorando entrambi come finirà l’impresa.

Gli autori vogliono lasciare un segno, un’eredità ed una serie di riflessioni sulla sacralità e sulla ricerca della stessa; attraverso il viaggio, un’esperienza con dettami totalmente individuali.

Un centinaio di pagine un pò prolisse e ridondanti, per quanto possa interessare l’argomento l’enormità di citazioni dei vari testi fa risultare il libro alquanto pesante; salvato solo dalla lunghezza dello stesso.

Gli autori

Ludwig Monti, monaco della Comunità di Bose, è dottore di ricerca in Ebraistica.

Brunetto Salvarani è docente di Missiologia e Teologia del dialogo alla Facoltà Teologica dell’Emilia
Romagna.

Alessandro Barban è Priore Generale dei Monaci di Camaldoli.

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