Ero molto indecisa su come iniziare a recensire “Io, sopravvissuto di Marzabotto”; non sapevo se scrivere di getto tutto quello che ho provato leggendolo, cioè dolore, rabbia, speranza, oppure se pensarci un po’ e metabolizzare il libro come ho fatto con tutti i precedenti.
Il perché di questi dubbi è subito detto: il libro ruota intorno all’eccidio avvenuto nel 1944 sull’appennino tosco-emiliano. Necessario è fare un piccolo excursus storico, non per sfoggio di cultura ma solo per contestualizzare al meglio l’opera di Margherita Lollini. Ci troviamo nel 1944: i nazisti combattono contro gli angloamericani; continui sono gli attacchi da parte delle forze alleate e dei partigiani; l’Italia, a seguito dell’armistizio firmato da Badoglio l’8 settembre, non è più un’alleata dei nazisti ma degli angloamericani.
L’ordine dato dai capi tedeschi è di uccidere tutti gli italiani per tale affronto, anche i civili.
Ferruccio Laffi è un ragazzo di sedici anni che vive con tutta la famiglia a Colulla di Sopra, un casolare circondato da castagneti, vigne, alberi da frutta, terreni coltivati a grano; il tutto a pochi chilometri da Marzabotto. La sua è una famiglia di contadini che lavorano la terra, presa in affitto da un ricco proprietario terriero del posto.
La famiglia Laffi ha già perso tre figli durante la guerra; da sette sono rimasti in quattro, Ettore, Vittorio, Ferruccio e Lino, il più piccolo. Più piccolo persino della prima figlia di Ettore, Marina.
La loro vita è scandita dai ritmi dettati dai lavori in campagna; la famiglia, inoltre, prima della guerra, era solita ospitare spesso amici per pranzare o cenare in compagnia, dati i buoni frutti del loro podere. Purtroppo una tragedia, permettetemi “ingiusta”, li travolge e sconvolge.
Ciò che accade segnerà i fratelli per tutta la vita. Ma gli eventi non si placheranno. I nostri personaggi subiranno tutte le brutture della guerra; soprattutto Ferruccio, che verrà anche arrestato.
Margherita Lollini, in “Io, sopravvissuto di Marzabotto”, fa raccontare in prima persona a Ferruccio la sua vita prima, durante la guerra e dopo quel maledetto 30 settembre del 1944. Tutto il dolore e soprattutto lo sgomento per le atrocità inflitte a delle povere anime innocenti si eleva tra le pagine.
“La condanna di sopravvivere, il dovere di raccontare” – Io, sopravvissuto di Marzabotto
Durante la lettura mi sono chiesta più volte come e dove si possa mai trovare il coraggio di sopravvivere in queste circostanze. Ferruccio è consapevole di aver perso tutto e tutti, eppure ce l’ha fatta ad essere testimone della storia.
Al di là della storia e del tema, i miei complimenti vanno all’autrice per il modo in cui ha narrato le vicende, creando un mix perfetto tra storia, vite personali e presente. Lo stile saggistico non appesantisce la lettura, che è molto coinvolgente nonostante le atrocità che si leggono. Forte è il messaggio: ricordare per non dimenticare! Dobbiamo sempre ricordare che è stato l’uomo ha commettere atti disumani e che deve essere l’uomo stesso ad impedire che questo si ripeta.
Vi consiglio vivamente la lettura di “Io, sopravvissuto di Marzabotto”, perché la frase “la pace non è scontata” non è mai ripetuta abbastanza. E perché Margherita Lollini ha davvero un bel modo di raccontare la storia!
E voi, avete mai ascoltato testimonianze dirette di quegli anni?