Nel thriller “Come Agnelli in mezzo ai lupi”, edito Altre Voci, l’autore, Diego Pitea, sottolinea come gli uomini spesso si ritrovino ad essere come, appunto, agnelli in mezzo ai lupi.
L’immagine ricorre spesso fra le pagine del libro. A volte i lupi sono rappresentati da situazioni sgradevoli in cui si viene coinvolti. Altre volte simboleggiano sentimenti da cui si vuole scappare, ma non si riesce.
Troppo spesso i lupi sono individui crudeli, che divorano vittime innocenti.
Se sembra che normalmente gli agnelli accettino passivamente questo loro destino, può capitare, come capita difatti in questa storia, che un agnello alzi la tesa per ribellarsi.
Nella vita vera anche gli agnelli possono trasformarsi in lupi.
Così accade che Roma venga sconvolta da una serie di strani delitti dove l’assassino lascia indizi enigmatici sia sulla scena del delitto sia preannunciando le sue gesta, lanciando quasi un guanto di sfida agli investigatori.
Interviene ad aiutare la polizia il criminologo Richard Dale, già protagonista di altri romanzi di Pitea.
Dale, affetto dalla sindrome di Asperger, possiede una mente acuta, capace di collegare i diversi pezzi del puzzle pensato dall’assassino, che sfuggirebbero ad uno sguardo comune.
“La sua droga era risolvere enigmi… per lui l’omicidio non era altro che una sfida un gioco di logica”
Il personaggio è molto umano, oltre i punti di forza vengono descritti anche i suoi punti di debolezza, i dubbi, la stanchezza.
Ne esce un protagonista che rimane impresso nella memoria di chi legge, a cui certamente ci si affeziona e che ti fa venir voglia di continuare a leggere altri libri della stessa serie.
“Come agnelli in mezzo ai lupi” è un romanzo molto ben scritto. Alla narrazione cronologica della storia si alternano momenti in cui l’azione si svolge dal punto di vista dell’assassino.
L’autore sparge, con molta sapienza, indizi fra le sue pagine, che non sono totalmente rilevatori, bensì stuzzicano la curiosità del lettore.
Il ritmo è ottimo, momenti di pura adrenalina si alternano a momenti più riflessivi.
Non mancano i colpi di scena e il finale, come ogni ottimo libro, ti lascia con il dubbio su chi siano davvero i mostri.